Spazio: pubblico vs privato

Spazio privato:

In Serbia, come in molti Paesi slavi, le case private sono di solito luoghi facilmente accessibili ad amici, vicini, conoscenti. Con la parola komšiluk si intende la rete dei rapporti di vicinato, dal palazzo al quartiere. Nel momento in cui in un condominio un nuovo inquilino viene riconosciuto come komšija, anche se straniero, è piuttosto naturale che venga invitato dai propri vicini a bere un caffè per fare conoscenza. Rifiutare l’invito o tergiversare troppo a lungo può essere segno di maleducazione. Invitare una persona a casa propria è comunque un segno di rispetto e cortesia. Lo spazio privato non viene gelosamente custodito. La dimensione media delle case è inferiore in confronto all’Europa occidentale e mediterranea, ma non vi sono in genere particolari forme di pudore nell’aprire le porte per invitare qualcuno che potrebbe avere una situazione abitativa più lussuosa. La cosa importante è presentare la casa in condizioni ordinate e dignitose. Il tempo che intercorre tra la prima conoscenza con un serbo e l’ingresso nel suo spazio privato può essere molto più breve rispetto a quanto succede nell’Italia del nord e del centro-nord, ma vi sono non poche similitudini con l’Italia del sud. Entrare in confidenza per un certo periodo di tempo e continuare a vedersi solo nei luoghi pubblici può essere considerato come un segno di freddezza. Si assiste tuttavia a una certa chiusura degli spazi privati negli ultimi anni, in seguito all’aumento dei ritmi di lavoro. Inoltre, le città della Vojvodina (nel nord del Paese), similmente all’Italia settentrionale, presentano una cultura della condivisione degli spazi abitativi più orientata alla “riservatezza”, per cui è più difficile ricevere inviti a casa di qualcuno dopo poco tempo dalla prima conoscenza. Togliersi le scarpe prima di entrare in casa può essere un segno di rispetto. Si tratta di un’abitudine legata in parte a un sostrato di cultura orientale-ottomana, ma non è diffusa in modo uniforme, né accettata all’unanimità, e quindi va interpretata a seconda del contesto e dei partecipanti. Può essere spontaneo e normale togliersi le scarpe tra amici stretti e familiari, ma all’ospite non viene richiesto di adeguarsi a tale norma. Se un ospite si toglie le scarpe di sua spontanea iniziativa, potrebbe anche trovarsi di fronte al padrone di casa che lo esorta a non farlo, con l’idea di non farlo sentire a disagio. In Serbia c’è una folta presenza musulmana, soprattutto nella regione del Sandžak (Sangiaccato di Novi Pazar). Se entrate invece in una casa di musulmani (bosniaci) o di albanesi è sicuro che le scarpe vengano lasciate all’esterno e, in questo caso, è bene adeguarsi.

(Guglielmi L.)

 

Spazio pubblico:
Nel mondo slavo meridionale, lo spazio pubblico tende a essere considerato un bene collettivo che va dunque salvaguardato e rispettato nell’interesse della comunità. Si rileva, tuttavia, come il livello di pulizia degli spazi pubblici possa variare all’interno delle regioni considerate: in particolare, è possibile riscontrare una certa disomogeneità tra le zone nevralgiche e più frequentate dei centri urbani, generalmente molto curate, e quelle più periferiche, che in certi punti potrebbero apparire, similmente alle aree rurali e campagnole, più trascurate rispetto alle prime. Inoltre, certe regioni, come la Vojvodina, e ampie aree della Croazia, sembrerebbero presentare un livello di cura e rispetto per i luoghi pubblici particolarmente elevato e generalmente sopra la media dell’area balcanica occidentale. Di contro, alcuni centri popolosi, in particolare Belgrado e Sarajevo, appaiono meno puliti e ordinati rispetto a città minori.
L’organizzazione dello spazio lavorativo è generalmente di stampo classico: ogni ufficio presenta di solito due o tre postazioni adibite per altrettanti dipendenti, i quali dispongono di scrivania, computer e cassetti personali. La struttura open space, invece, non è particolarmente diffusa nell’area. Essa è presente soprattutto nelle sedi di istituzioni, aziende ed enti stranieri, ma non sembra essere molto apprezzata dagli slavi del sud: infatti, la tradizionale abitudine a disporre di uno spazio lavorativo personale porta non di rado questi ultimi a considerare la struttura open space non in grado di garantire la necessaria riservatezza, discrezione e tranquillità dei dipendenti, con il rischio dunque che un simile ambiente generi disordine, distrazione e confusione. Una simile mentalità, comunque, non sembra ostacolare la condivisione di spazi comuni come porzioni di tavolo durante riunioni collettive o briefing, anche se i confini dello spazio personale di ogni individuo appaiono ben chiari.
Tra i luoghi pubblici che assumono una valenza particolare, va menzionato il bar, che simboleggia al meglio l’ottica rilassata in cui viene generalmente visto lo scorrere del tempo nel mondo balcanico occidentale. L’alto numero di caffè presenti nelle città dell’area, nonché l’elevata quantità di avventori che li frequentano in vari momenti della giornata, rappresentano elementi rivelatori dell’importanza assunta nelle società slave dalla consumazione del caffè (o di altre bevande) in compagnia di altre persone: ciò costituisce un vero e proprio rito sociale caratterizzato da una pressoché totale assenza di fretta e animato dal piacere di relazionarsi con gli altri perdendosi in lunghe chiacchiere che possono durare anche oltre l’ora di tempo. Una logica speculare sta alla base della condivisione di uno spazio denominato kuhinja, cioè una piccola cucina presente in buona parte delle aziende, degli enti e delle istituzioni, in cui i dipendenti sono soliti trascorrere alcuni momenti di pausa all’interno della loro giornata lavorativa per rilassarsi sorseggiando delle bevande in compagnia di colleghi.
Va infine ricordato come il divieto di fumo in luoghi quali pub, bar, discoteche e ristoranti non sia assoluto (come invece avviene sul posto di lavoro e in altri luoghi pubblici al chiuso) ma risulti soggetto a una serie di vincoli che in molti casi non impediscono ai fumatori di godere liberamente del piacere della sigaretta.

(Cavaliere S.)