Famiglia

Per quanto riguarda il concetto di famiglia, i germanofoni dimostrano anche nel linguaggio una forte apertura ad ogni tipo di famiglia, non necessariamente legata al canone tradizionale (cattolico) di ‘marito-moglie-figlio di sangue’. Il concetto ormai comprende anche figli di nozze successive, coppie di fatto, anche dello stesso sesso, e legami non ‘formalizzati’ dal matrimonio. Ciononostante, esso fa riferimento ad una cerchia ristretta di persone che effettivamente condividono la vita quotidiana, in contrapposizione al concetto di famiglia italiano, all’interno del quale rientrano, spesso e volentieri, anche cugini, zii etc.
Uno dei motivi per il quale, talvolta, il concetto di famiglia tedesco agli italiani sembra più freddo e distaccato rispetto al proprio, è l’alto grado di assistenzialismo statale. In caso di necessità, l’individuo fa molto più affidamento sulla sanità, sulle istituzioni e in generale sugli aiuti messi a disposizione dal governo che sulle forze dei genitori, fratelli o nonni. Mentre dal dopoguerra fino agli anni 80, la casa di proprietà figurava tra i principali obiettivi delle famiglie della Germania occidentale e dell’Austria, dove per molti genitori la prima preoccupazione consisteva nella stipula di un Bausparvertrag (contratto di risparmio edilizio) intestato ai figli, oggi comprare casa non è più un concetto predominante nel mondo tedesco: si può benissimo rimanere in affitto anche per tutta la vita, senza doversi sentire irrealizzati. Il trasferirsi, umziehen, per gli studi universitari, la carriera professionale o anche ragioni sentimentali, oggi è un’eventualità frequente e non viene vissuto come evento traumatico.
per molti tedeschi, austriaci e svizzeri il trasferimento è una mera consuetudine. In Svizzera gli affitti risultano decisamente più elevati che in Italia, ma in Germania e Austria sono mediamente più bassi e restano alla portata di (quasi) tutti grazie al livello salariale nettamente superiore a quello italiano. Di recente è stato fissato un tetto massimo per gli affitti nella città di Berlino, provvedimento necessario a placare il malcontento dei cittadini per l’aumento incontrollato dei prezzi.
L’uscire di casa per i ragazzi di lingua tedesca è totalmente naturale, avviene senza molti traumi e relativamente presto, con l’inizio degli studi universitari. La loro indipendenza si riflette anche nella loro intraprendenza. Infatti, al compimento della maggiore età e/o con il diploma di maturità, molti giovani decidono di intraprendere un soggiorno all’estero, in molti casi fuori dall’Unione Europea, per compiere il cosiddetto Auslandsjahr, un’esperienza che vede i giovani coinvolti in attività solidali e di volontariato. Il fatto di uscire di casa a un’età così giovane, ha portato alla coniazione del termine opposto Nesthocker, d’origine ornitologica, per definire i giovani, specie i maschi, che rimangono in famiglia anche fino ai 30 anni. Si pensi, comunque, che un atteggiamento più indipendente dal nido familiare è permesso e garantito anche dallo Stato, che incentiva l’autonomia dei giovani attraverso il finanziamento degli studi (BAföG in Germania, Studienbeihilfe in Austria) che varia, a seconda dei redditi delle famiglie, tra i 200 e gli 800 euro mensili(!). Anche in Italia, è vero, ci sono riduzioni delle tasse accademiche e borse/premi di studio, ma i prerequisiti per accedervi sono piuttosto severi e restrittivi. L’indipendenza, quindi, soffre o gode anche dell’andamento economico del paese in cui si vive.
(Michela Dalla Vecchia, Valentina Paggioro, Maria Speggiorin)

I dati raccolti dallo Statistisches Bundesamt nel 2012 dimostrano che il numero di famiglie in Germania con due o tre figli si mantiene stabile dalla riunificazione, ma è andato nel tempo costantemente diminuendo. Mentre nel 1975 il 13% delle famiglie aveva 3 figli, nel 2011 la percentuale ammontava al 9%. E’ cresciuto negli anni il numero di famiglie con un figlio (dal 46% nel 1975 al 53% nel 2011), così come il numero di donne senza figli (secondo un’indagine effettuata nel 2008 il 26% delle donne nate tra il 1969 e il 1973 non ha figli, mentre la percentuale per le donne nate tra il 1933 e il 1938 è dell’11%).
La Germania si attesta con questi dati nella media europea, con un tasso di fertilità dell’1,5 e in leggero incremento. Anche se cresce il tasso di fertilità per le donne con cittadinanza straniera, questo aumento non è ancora da attribuire all’immigrazione da paesi islamici, bensì prevalentemente a donne di cittadinanza romena, polacca e albanese.
Anche se le politiche sociali in Germania tendono ad agevolare le famiglie, specie quelle con molti bambini, le difficoltà crescenti a trovare un posto all’asilo in seguito alla concentrazione della popolazione in alcune grandi città, l’impossibilità di farsi aiutare dai familiari che spesso vivono lontano, la difficile conciliazione tra carriera e famiglia vengono annoverati tra i principali motivi di preoccupazione dalle coppie che vogliono avere un figlio.
Il concetto di famiglia in Germania si basa sulla presenza di due generazioni e due sessi, il matrimonio dei genitori e la convivenza nella stessa casa e non prevede la presenza di altri membri (Kernfamilie). Questo concetto, caratterizzato da una forte divisione dei ruoli tra marito e moglie, è stato quello dominante fino al 1975 nella Germania ovest, mentre nella Germania est emerge anche un modello di famiglia tipico, quello della famiglia socialista, in cui entrambi i genitori lavorano. A partire dagli anni ’70 si diffondono sempre più altri modelli di famiglia. Il numero di famiglie classiche va diminuendo (dal 75% nel 2004 al 69% nel 2014) tra i cittadini tedeschi, mentre aumenta tra gli immigrati in Germania (78% nel 2014). L’accettazione di tali forme come veri e propri nuclei familiari è strettamente collegata al fatto che la famiglia viene sempre meno vista come una convenzione sociale.
Il concetto di famiglia tedesco si appoggia su una serie di agevolazioni e aiuti statali (se ne contano circa 156 a livello statale e regionale). Nonostante questo, in particolare le famiglie monoparentali trovano difficoltà a gestire figli e lavoro e si appoggiano quando possibile all’aiuto di genitori, fratelli o nonni.
(Alloisio Silvia)