Senso di appartenenza

Rispetto al più generale concetto di appartenenza, notiamo come in Sudan l’elemento religioso (l’Islam) faccia da evidente collante per la comunità (prevalentemente) musulmana. In zone del paese a maggioranza non musulmana, invece, il senso di appartenenza si ritroverà nelle radici etno-culturali comuni. Nella diaspora sudanese, fatta di migliaia di sudanesi residenti all’estero, il senso dell’appartenenza risiede nella propria terra e si identifica nella parte di famiglia rimasta in Sudan.

Tutto questo per dire che il Sudan è un paese dalle grandi diversità e sa manifestare molti modi per dirsi unito. Ma nonostante tali diversità, la sua gente è fortemente orgogliosa di essere sudanese. Nelle parole di un accademico locale intervistato “il sudanese vive la sua individualità tribale sotto molti aspetti, ma se viene attaccato ricorda di essere solo e semplicemente sudanese”.

ALTRE FORME DI APPARTENENZA: “GLI IMMIGRATI”

Il Sudan si contraddistingue per migliaia di kilometri di frontiera, necessariamente permeabili, per lunghezza e per dimensioni, al quotidiano scambio interetnico. Molto spesso famiglie intere in Eritrea o in Sud Sudan o in Chad dipendono dalle attività dei propri membri in missione lavorativa oltreconfine, per fare affari o lavorare in territorio sudanese e far rientro nelle proprie case all’imbrunire. Da questo quadro si può dedurre quanta naturale apertura il Sudan possa avere per le forme di immigrazione regolare, votate alla produttività e al lavoro condiviso.

Sono migliaia i sudanesi che accolgono abitanti dei paesi vicini per periodi brevi o lunghi, consentendo la sopravvivenza di scambi, relazioni commerciali e passaggi sulle strade interstatali.

Il fenomeno migratorio ha quindi ragioni storiche (prima della colonizzazione, soprattutto in Africa il concetto di confine era molto labile) e da una gestione produttiva, seppur attenuata negli ultimi anni dall’inasprimento delle condizioni socio economiche dei citati paesi vicini, e di conseguenza dall’aumento dei flussi migratori irregolari e clandestini.

Il Sudan ha intrapreso anche sotto la spinta della comunità internazionale una serie di attività per attenuare il fenomeno e contrastare gli ingressi irregolari nel proprio paese (che tra l’altro porta con sé problemi sociali e sacche criminose di importazione) e la fuga di parte della propria gente. Di base, resta solida e genuina l’attitudine sudanese all’accoglienza (sia di immigrati regolari ed economici sia di esseri umani in fuga dalla tragedie del proprio paese), in un quadro tuttavia che non sembra tendere tanto all’integrazione interetnica e strategica di lungo periodo, quanto a quello della gestione tattica e congiunturale del fenomeno sulla base di previsioni più a corto raggio.