Titoli e appellativi

In Brasile vige una gerarchia esplicita e impermeabile, che le forme di trattamento possono oscurare: l’uso del “tu” o del “lei” è labile, poiché è invalso l’uso della terza persona verbale per entrambe le possibilità; solo in circoscritte aree del paese continua a essere usato il pronome “tu” con la seconda persona, mentre il “você” con la terza persona verbale è di uso generalizzato.
Di conseguenza solo l’uso di un appellativo o di un allocutivo può chiarire il grado di formalità. In realtà, però, i titoli come “Doutor” e simili sono usati in contesto formale, quando ci si dirige a un professionista in ambito medico, giuridico, accademico (qui si ricorre anche a “Professor” ou “Professora”) ecc. Per tutti gli altri, si ricorre a un generico “Senhor” o “Senhora”, valido per tutti, senza discriminazioni sociali; inoltre ben presto si tende a rivolgersi all’interlocutore chiamandolo direttamente per nome, anche in contesti formali, mentre è raro rivolgersi all’altro mediante il cognome: si pensi per esempio anche ai personaggi famosi, che vengono “familiarmente” indicati attraverso il primo nome, come “Caetano” (per Caetano Veloso) e “Chico” (per Chico Buarque).
Spessissimo anche in un negozio o in un ufficio pubblico, una delle prime domande è il nome di battesimo, con cui poi l’interlocutore si dirigerà all’altro durante tutta la conversazione.

L’uso del nome completo o solo del cognome (preceduto in tal caso dal titolo professionale o da “Senhor”/“Senhora”) è dunque raro. Si ricorda comunque che in Brasile il cognome di solito è doppio e quello di riferimento (il cognome paterno) è l’ultimo.

(Castagna V.)