Formale/informale

Un aspetto fondamentale della comunicazione è legato al discernimento tra formalità ed informalità. Va da sé che essere troppo diretti dove ci si aspetta una formula più attenuata rischia di creare una frattura comunicativa. In Inghilterra ad esempio, la formulazione della domanda è molto “polite”, gentile. L’inglese non chiederà mai “passami l’acqua” ma formulerà una frase molto cortese ricca di “would you mind”/ “would you please” ecc, nulla o poco cambia tra contesto formale e informale. Inoltre, è sempre previsto il per piacere “please” ed a seguire, il grazie “thank you/ you are welcome”.

Anche l’Italia, nel complesso, si caratterizza per essere percepita, in chiave internazionale, come un paese gentile, romantico, prolisso di formalità (Gannon, 1994, Balboni, 2007). La classica richiesta avanzata dagli italiani si esprime “per cortesia/per piacere/ gradiresti dell’acqua?” seguita infine dal “grazie/prego”. Il Sudan sembrerebbe seguire questo stesso filone comunicativo, connotandosi per una gentilezza generalizzata, sia nel campo delle formalità relazionali che in quello delle relazioni informali, parentali, amicali. Con una differenza rispetto all’italiano, perché “il Sudanese è molto gentile nello scambio comunicativo, ma anche molto diretto”. La formula grammaticale in arabo standard “hal turid/turidin” (gradiresti/vorresti) può essere, in linea di massima, anche sostituita dall’offerta diretta del tè e/o caffè, dell’acqua e quant’altro possa far sentire a proprio agio l’ospite in questione. Il sudanese “ti accoglie con “tfaddal/i” (prego, accomodati), è sempre pronto un tavolino con dell’acqua, del tea o del caffè per te” e questa caratteristica abbraccia tanto le relazioni formali quanto quelle informali, certamente, con le dovute sfumature.

Nello scambio comunicativo diretto invece, contrariamente all’Italia, ove la formalità relazionale si palesa nella distinzione in uso tra “tu” e “lei”, il Sudan non prevede l’uso del lei ricorrendo solo al tu (anta/anti). Solo in casi del tutto eccezionali, quando ci si trovi in compagnia di una persona particolarmente illustre (Presidente, ecc) il Sudanese adopererà una formula di massimo rispetto prevista nel “voi”, un po’ come nel meridione dell’Italia, soprattutto nelle zone tra Napoli e Salerno quando ancora lo studente da del “Voi” al professore, declinando finanche l’apposito verbo (“Voi Professò, lo gradireste un bel caffè”?).

In generale, negli scambi in contesto formale con un sudanese (ad es. conversazione tra un commerciante ed un cliente) “è meglio mostrare rispetto ma essere informali”; il rispetto, di norma, viene connotato da una modalità comunicativa diplomatica, neutrale, calma e pacata, senza insulti, né urli pur essendo in disaccordo.