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LA FAMILIARITÀ E LA CORTESIA:

I sudanesi si contraddistinguono per una grande generosità. Sia nell’ambito delle relazioni tra connazionali che con gli stranieri. Tra questi, come detto, gli italiani occupano un ruolo di grande considerazione.

I sudanesi amano far sentire a proprio agio lo straniero. Gli inviti ad eventi conviviali, anche privati come ad esempio il matrimonio di una figlia, abbondano.

In Sudan è molto amato lo stare bene assieme, in fratellanza e armonia relazionale.

Nei rapporti di lavoro è molto difficile che, una volta ospitati nei locali di un sudanese, possano mancare sulla tavola datteri, acqua, bibite, snack, frutta, e ogni possibile riferimento al convivio. Più alto è il livello dell’ospite sudanese, più abbondante sarà il livello delle vivande offerte.

In termini comparativi, italiani e sudanesi sono accomunati da un senso di spontanea cortesia nelle relazioni interpersonali, elemento che a livello di rapporti commerciali diventa un importante facilitatore delle relazioni di affari. Un businessman sudanese si è spinto in un’intervista a raccontarci del suo “preciso cambio di fornitore, da un rappresentante di un paese europeo ad uno italiano, una volta cominciato ad apprezzare il livello di cordialità espressa dall’italiano e il piacere a fare affari nei quali trova posto anche un senso di amicizia spontanea”.

Più ci si allontana dalla capitale Khartoum e più la cortesia del sudanese verso l’altro, soprattutto straniero, è palpabile. Ciò che sorprende positivamente è che tale inclusività raggiunge livelli altissimi nelle fasce più umili della popolazione, se si pensa soprattutto al probabile sacrificio economico del sudanese per procurare cibo e bevande allo straniero in visita.

LA QUESTIONE DI GENERE:

Una delle dimensioni valoriali maggiormente controversa in termini interculturali è il rapporto uomo/donna, la reciproca attribuzione di diritti e doveri, il ruolo in società, le funzioni, gli equilibri e le dinamiche che ne conseguono nella vita privata e nella vita professionale.

Il valore legato alla questione di genere presenta possibilità di incomprensioni interculturali rilevanti, intersecato com’è con altre componenti valoriali quali religione, famiglia, political correctness (o incorrectness).

Osserviamo lo scenario sudanese.

La figura femminile:

Come abbiamo già avuto modo di accennare, il ruolo della donna in Sudan è caratterizzato da regole, possibilità e limitazioni di natura socio-religiosa. La figura femminile cede il passo davanti una società (a forte prevalenza musulmana) dalla forte caratterizzazione maschile dove la leadership nel privato e nel pubblico è prevalentemente della figura maschile.

Nondimeno in Sudan si percepisce grande rispetto per la figura femminile, il suo ruolo e la sua partecipazione attiva in società. Un dato su tutti: la maggioranza degli studenti nelle numerose università sudanesi sono donne.

Nel settore pubblico, il numero di donne impiegate è molto elevato. Si riscontra una certa presenza femminile anche a livello apicale in università, politica, associazionismo socio-culturale, in un quadro comunque molto minoritario. Certo, stiamo parlando di uno scenario diverso da quello a cui un italiano potrebbe essere abituato, soprattutto negli ultimi anni in cui le cosiddette “quote rosa” si sono imposte fortemente nel settore pubblico e privato. Pur tuttavia, in Sudan la figura femminile è rispettata, apprezzata, e alla stessa si concedono maggiori spazi rispetto ad altri paesi dove pure vige la Sharia, la legge islamica. Basti pensare che in Sudan, a differenza di altri paesi a maggioranza musulmana e dove vige la citata Sharia, la stretta di mano ad una donna è un atto assolutamente naturale.

Diversità sessuale:

La legge islamica in vigore in Sudan è molto chiara e critica nei confronti della diversità sessuale, intesa come alternativa alla canonica suddivisione tra uomo e donna. In particolare l’omosessualità non è accettata. Anzi, essa è potenzialmente reprimibile anche ai sensi di legge. Il tema non è oggetto di conversazione. La vita sessuale, familiare, la relazione uomo/donna in genere sono molto spesso oggetto di specifiche indicazioni dai testi sacri musulmani quali Corano e Sunna.

Abbigliamento, decoro, pudore:

In Sudan si osserva una certa sobrietà nel vestiario femminile, di base legato a dettami religiosi che impongono la copertura consapevole di collo e capelli (hijab) e una copertura di gambe e braccia con abiti lunghi. Molto meno, in percentuale, sono le donne che vestono il niqab e cioè la copertura totale del corpo femminile con una tunica di color nero, un velo che funge da copricapo e che fornisce la copertura quasi totale del volto (sono liberi solo gli occhi).

È raro vedere in strada donne sudanesi (anche giovanissime) in t-shirt, tanto meno in gonne corte o con abiti molto attillati, trasparenti o senza maniche. Una donna vestita in modo succinto per strada sarebbe oggetto di sguardi ripetuti e imbarazzati (e non solo da parte maschile).

Il concetto di esternazione della femminilità differisce fortemente dagli scenari a cui si è abituati in Italia soprattutto nella stagione estiva. Nondimeno, una certa tolleranza è ammessa e visibile pur in un quadro di regole fisse ed aspettative conseguenti. Sono molte le donne che non vestono l’hijab in senso stretto ma appoggiano elegantemente solo un velo sulla testa a copertura parziale di capelli e collo. Ciò è d’uso soprattutto per le donne di mezza età, e diventa allo stesso tempo un simbolo di rispetto ed eleganza.

Sono comunque numerose le donne che decidono di non portare alcun velo (in particolar modo di origine sud sudanese) e in genere non incontrano ostilità pubblica (soprattutto se trattasi di donne straniere).

Anche ricollegandoci alla questione dello spazio, vi è sempre una precisa distinzione tra le toilette maschili e femminili (ovviamente laddove possibile), così come si noteranno differenti aree di preghiera.

In tema di sanità è raro trovare medici maschi che visitino donne, o viceversa. La netta distinzione tra sessi in ambito medico è quindi evidente.

La donna sudanese, inoltre, non fuma in pubblico, e non avrà atteggiamenti sguaiati come posture volgari o voce alta.

In fondo, anche per il genere maschile (giovani e meno giovani) l’abbigliamento si presenta abbastanza standardizzato e sobrio. Sicuramente esso non è stravagante o provocatorio. Questo può accadere tra i giovanissimi, più soggetti alla contaminazione dall’esterno e magari più propensi ad una certa anticonvenzionalità.

In generale in Sudan c’è un senso comune e condiviso di decoro che, come detto, tende forse (nel giudizio di un osservatore esterno) ad una certa standardizzazione nel modo di vestire.