Spazio: pubblico vs privato

Spazio privato:

I messicani sono un popolo molto ospitale e accolgono gli ospiti molto calorosamente senza bisogno che questi avvisino prima di passare. Di solito in Messico si riceve qualcuno che fa visita a casa offrendo una bibita, che sarebbe maleducato rifiutare. Quando si è ospiti per la prima volta a casa di qualcuno, di solito l’anfitrione mostra la propria casa, facendo fare un giro delle diverse stanze.

Spazio pubblico:

Per quanto riguarda lo spazio lavorativo, si può dire che la struttura open space ormai è comune anche in Messico, per necessità; ma si predilige avere uno spazio proprio, disporre della propria privacy anche al lavoro, e si tende a definire il proprio spazio di competenza e il possesso degli oggetti (sottolineando, per esempio, “questo è il mio tavolo”). Avere un ufficio proprio è anche un segno di potere e chi occupa posizioni gerarchiche medie o alte ha questo privilegio.
Vista la socievolezza generale, al lavoro la condivisione predomina, sebbene i messicani facciano ancora un po’ fatica a lavorare insieme.
Nel contesto lavorativo, gli spazi comuni possono essere utilizzati per risolvere problemi di tipo relazionale, parlare un po’ di tutto, comprese questioni personali.

Per quanto concerne lo spazio pubblico vero e proprio, soprattutto nelle grandi città, il confine tra spazio pubblico e spazio privato è diverso rispetto all’Italia, poiché esistono molte aree pubbliche che, di fatto, sono privatizzate (parchi, strutture varie). Questo vale per i quartieri ricchi delle aree metropolitane, in cui spesso ci sono servizi di vigilantes e netturbini privati che fanno sì che sia difficile trovare qualcosa fuori posto (più che uno spazio “di tutti” è, però, uno spazio “di pochi”). Tale realtà contrasta nitidamente con altre zone anche all’interno di una stessa città, dove si può riscontrare una generale incuria dello spazio pubblico (in questo caso sì, spazio “di nessuno”). Di fatto, sono le differenze sociali (che sono essenzialmente differenze economiche) a segnare un diverso rapporto con lo spazio “pubblico”.

(Castagna V.)