In India, parlare apertamente di sesso e sessualità è tutt’ora tabù. E’ meglio evitare anche in ambienti che possono sembrare moderni e aperti: spesso, sotto l’apparente distacco dalla tradizione, gli indiani mantengono un fortissimo attaccamento, soprattutto emotivo, ai loro valori tradizionali.
Si può, invece, parlare di morte e dei propri defunti: tuttavia, gli indiani non nominano mai la morte in maniera diretta. Nella visione tradizionale hindu del mondo, la morte è personificata e fare il suo nome (Mrityu) costituisce una sorta di invocazione.
Un argomento da evitare è quello delle caste, parola di origine latina adottata dai conquistatori portoghesi. L’occidente ha letto questo fenomeno, anche oggi per noi difficilmente comprensibile, in maniera errata e fuorviante. Contrariamente a quanto si crede, la Costituzione indiana non ha abolito le caste, ma ha semplicemente vietato le discriminazioni sulla base della provenienza castale. Senza entrare nel dettaglio di questa questione che, vista la complessità, richiederebbe un approfondimento, basti sapere che la gran parte degli indiani è orgogliosa dell’organizzazione sociale tradizionale, trasversale a tutte le fedi religiose: meglio evitare di inoltrarsi in discorsi che potrebbero rivelarsi spinosi o imbarazzanti per il nostro interlocutore. Alla domanda: “Cosa ne pensi delle caste?”, la cosa migliore da dire è: “Ne so molto poco”.
Gli indiani possono risultare eccessivamente curiosi e, talvolta, invadenti: le domande relative alla sfera personale (reddito, provenienza sociale, occupazione dei coniugi e dei familiari, presenza o meno di figli ecc.) sono frequenti, inaspettate e talvolta possono risultare un po’ fastidiose. Gli indiani sono curiosi, ma, soprattutto, vivono in una società che ha nella gerarchia e nello status elementi cardine dei rapporti interpersonali. Le domande servono ad avere un’idea di chi è l’interlocutore e di come, di conseguenza, sia opportuno interagire.
(Betto M.)