Status-symbol

Gli status symbol sono simili a quelli italiani e in genere sono rappresentati dal possesso di abiti firmati, di ultimi modelli di telefono cellulare, gadget, occhiali da sole, gioielli e orologi di valore, macchine prestigiose, soprattutto tedesche e, se sportive, italiane. Lo stile italiano, dalla moda alla cucina al design, è considerato il migliore. Praticare sport individuali e di squadra o attività ricreative come corsi di danza latino-americana è molto popolare fin dai tempi del comunismo. I prezzi sono mediamente economici, ma c’è un proliferare di fitness center e club esclusivi, la cui frequentazione è indice di status sociale o di ricerca acquisizione di status. Chi possiede molti soldi (o si trova tra le mani somme di denaro più alte del solito) spesso ama esibire di fronte agli altri la propria ricchezza con questi status, soprattutto se la ricchezza è stata accumulata in fretta e nell’ultima generazione. Questo tipo di comportamento è tollerato, ma è anche oggetto di commenti sprezzanti, rabbia, sarcasmo, soprattutto da parte di persone istruite o molto religiose, oppure di persone più anziane segnate in modo più traumatico dal passaggio dall’era socialista all’economia di mercato attraverso l’esperienza della guerra e dell’embargo. Un segnale di status è anche dato dal viaggiare. Fino al 2008 il regime di visti restrittivi verso Schengen e nel mondo rendeva le mete estere molto ambite, anche se difficili da organizzare, oltre che costose. I serbi di tutte le classi sociali però non hanno mai rinunciato a cercare di uscire dal proprio Paese, anche con pacchetti di gruppo low cost. La fine dell’embargo sui visti ha generato un entusiasmo molto forte e il viaggio in capitali europee come in luoghi esotici è un tema di discussione molto ricorrente, che fa spesso emergere i ricordi del periodo buio legato all’isolamento degli anni ’90.

(Guglielmi L.)