Cocktail, tè, barbecue

IL COCKTAIL, LA CENA:
In Italia il cocktail è poco usato, ma sta lentamente diffondendosi come modo di presentare un nuovo arrivato o di creare relazioni, senza la complicazione legata all’organizzazione di un pranzo o di una cena.
A differenza del cocktail americano, che inizia con superalcolici, quello italiano si basa di solito su soft drink o su vini poco forti, come ad esempio il prosecco.
In Grecia un buon bicchiere di vino per cominciare un evento conviviale non manca mai. Anche i superalcolici e i cocktail a base d’alcol sono in uso.
Il cocktail come evento prende piede lentamente anche in Grecia anche se a volte la natura del cibo offerto non è sempre  leggerissima.
Il greco in realtà ama stare a tavola e, così come accade per il caffè che in Italia si prende al bancone del bar e in Grecia al tavolino, preferirà dedicare all’interlocutore più tempo e attenzione (o riceverne?)  stando seduto.
Come in Italia, i cocktail più formali in Grecia prevedono un abbigliamento elegante seppure, come già detto, in un quadro in cui la moda italiana è una mania più per ciò che rappresenta in superficie che per l’eleganza sostanziale che può regalare.
L’orario d’inizio non sempre sarà rispettato (nemmeno da chi invita)  anche se si tratta di cocktail formali. Abbiamo visto come il tempo non sia un bene prezioso per i Greci: da qui capiamo il perché della tolleranza al ritardo anche forte in occasioni formali.
Diversa la situazione in Italia dove i cocktail di una certa importanza vedono gli invitati rispettare l’orario di apertura con  puntualità.
Non è raro infine che un greco che partecipi ad un cocktail abbia preso altri impegni successivamente. Il risultato è che un ospite italiano potrebbe infastidirsi considerando tale comportamento una mancanza di sensibilità o peggio maleducazione.
Un invito a cena, abbiamo detto, è più complesso.
Abbiamo già accennato in precedenza alla questione del regalo; presentarsi a mani vuote non è considerato appropriato.
Un secondo problema comunicativo riguarda l’inizio del pasto: in Italia è il padrone di casa che dice “buon appetito”, e in un ristorante è il più alto nella scala gerarchica.
Allo stesso modo è il padrone di casa che versa il vino, almeno all’inizio, prima di invitare gli ospiti a servirsi personalmente se e quando lo desiderano.
In Grecia il ruolo del padrone di casa ricalca quello italiano ma in un quadro di maggiore informalità. Il protocollo stretto si potrà incontrare solo ai più alti livelli: la natura conviviale e gioiosa dell’evento a tavola per il greco fa sì che il bon ton sia un dettaglio al quale pochi faranno attenzione.
Il ritardo negli appuntamenti (come detto, non grave in Grecia) colpisce anche gli inviti a cena, con maggiore irritazione di una padrona di casa italiana che magari ha dedicato il pomeriggio a preparare pietanze al forno che hanno bisogno di puntualità per essere gustate a dovere.
Si può dire con una certa sicurezza che  – a differenza di un cocktail  –  in Italia un invito a cena per un certo orario sarà effettivamente rispettato.
In genere il padrone di casa invita i commensali ad iniziare, ma non è raro trovare chi abbia già cominciato appena le pietanze siano disponibili.
Il buon appetito greco è il kali orexi, immancabile ad ogni evento del genere.
Poca formalità si riscontra anche sul versare il vino. In genere lo fa chi è più vicino a chi lo desidera. Non si brinda con caffè e acqua (come in Italia) per non attirare la sfortuna.
A ben pensarci, la struttura della cena o del pranzo in taverna o nei cosiddetti mezedopolio (locali di origine turca, dove si mangiano piatti che ricordano continui antipasti) rende implicito il concetto di informalità.
Le pietanze arrivano tutte assieme e i commensali si scambiano piatti in un turbinio di braccia e forchette che si intrecciano. Una tale scena – unica nel suo genere per l’empatia che si crea – è solo minimamente riproducibile in Italia quando volontariamente e per assaggiare il piatto dell’altro ci si scambiano bocconi informalmente.
L’informalità dell’evento conviviale in Grecia si riscontra anche nel modo di stare a tavola. Se è vero che in Italia esiste una percezione abbastanza comune che fa considerare non educati atteggiamenti troppo “sbracati” a tavola, in Grecia gomiti e braccia sul tavolo abbondano.
Come ci ha riferito un italiano in Grecia, una volta fu scambiato per greco perché aveva poggiato il braccio destro su una sedia, quello sinistro su di un’altra e il piede su di una terza.
Altra scena non rara è quella del pater familias a capotavola che, seduto in modo “molto comodo”, osserva orgoglioso la propria prole portata a pranzo fuori la domenica in taverna.
Tendenzialmente si evita di parlare di affari e lavoro durante il pasto, ma sempre più spesso questa tradizione viene abbandonata.
In Grecia, come in Italia, tale separazione non è netta e dunque la sfera personale e professionale si alterneranno senza troppi problemi.
Anche per una cena a casa o una sera al ristorante non è d’uso in Grecia decretare la fine ufficialmente. In genere il padrone di casa o alcuni commensali attraverso fatti concludenti e gesti faranno capire che l’evento volge alla fine.
In Grecia è molto importante (e molto sentito) ricambiare l’invito. Come si noterà l’evento conviviale non manifesta pura cortesia ma implica maggiore partecipazione dei commensali che dunque sentono in modo non superficiale di ricambiare l’invito, considerato un gesto di affetto. La situazione più o meno è  la medesima in Italia, forse con una minore partecipazione sentimentale all’atto stesso dell’invito.
Il gradimento e la soddisfazione per il pasto in Grecia come in Italia si dimostra con complimenti verbali, anche ripetuti.
L’alcol ha un ruolo importante. Facilita la conversazione e agisce da fluidificatore tra i commensali. Il vino a tavola è sempre presente così come nei locali di musica tradizionale (bouzoukia) il whisky non mancherà mai.
Birra ed altri alcolici parimenti sono molto usati. Una particolarità: la Grecia è considerata un paese ad alto consumo di superalcolici (whisky soprattutto) eppure il tasso di alcolismo è sotto la media.
In Lobasso F., Pavan E., Caon F. (2007), Manuale di comunicazione interculturale tra italiani e greci, Perugia, Guerra Edizioni.