Anche in ambito lavorativo, i peruviani preferiscono avere la propria privacy, anche se la struttura open space ormai si è affermata in certe strutture e viene vissuta serenamente. Del resto, gli uffici sia statali che privati generalmente sono spazi piccoli, angusti, dove difficilmente chi lavora ha il diritto di scegliere il proprio spazio e di avere una situazione confortevole. Lo spazio comune viene rispettato da tutti ed è uno spazio di condivisione.
Per quanto concerne lo spazio pubblico vero e proprio, soprattutto nelle grandi città il confine tra spazio pubblico e spazio privato è diverso rispetto all’Italia, poiché esistono molte aree pubbliche che, di fatto, sono privatizzate (parchi, strutture varie). Questo vale per i quartieri ricchi delle aree metropolitane, in cui spesso ci sono servizi di vigilantes e netturbini privati che fanno sì che sia difficile trovare qualcosa fuori posto (più che uno spazio “di tutti” è, però, uno spazio “di pochi”). Tale realtà contrasta nitidamente con altre zone anche all’interno di una stessa città, dove si può riscontrare una generale incuria dello spazio pubblico (in questo caso sì, spazio “di nessuno”). Di fatto, sono le differenze sociali (che sono essenzialmente differenze economiche) a segnare un diverso rapporto con lo spazio “pubblico”. Lo spazio pubblico vero e proprio di fatto non è molto rispettato, quindi non sempre è pulito quanto un italiano si potrebbe aspettare.
Questa diversa percezione della divisione tra spazio pubblico e privato rispetto all’Italia probabilmente aiuta a capire perché in Perù, dove la legge proibisce di fumare nei luoghi pubblici, comunque si può fumare in discoteca o al bar, mentre nei ristoranti esiste ancora la zona fumatori.
(Castagna V.)