Superstizione

Anche se affonda le sue radici in discipline e saperi molto antichi e complessi, come ad esempio l’astrologia, non si può negare che gli indiani siano molto superstiziosi. Molteplici gesti e consuetudini quotidiane trovano la loro ragion d’essere in un misto di religione e scaramanzia, folklore e antiche usanze che, per comodità – ma non senza qualche imprecisione – potremmo definire superstizione. Così gli anelli alle dita delle mani, gli amuleti in automobile e all’entrata delle abitazioni, i ciondoli al collo o al braccio, lo schioccare le dita davanti alla bocca durante uno sbadiglio  -per far sì che spiriti malevoli non entrino dalla bocca -, prendere i primi incassi della giornata solo se offerti con la mano destra ecc. sono la manifestazione della tendenza comune a tutti gli indiani, anche ai più moderni, di credere che la realtà non sia solo quella visibile agli occhi umani, ma che si sviluppi al di là di ciò che i sensi possono esperire e ben oltre ciò che l’uomo può determinare e capire: l’aspetto rituale della superstizione diviene una sorta di ponte per influire positivamente – o evitare influssi negativi – nella sfera di ciò che va oltre la quotidiana percezione

(Betto M.)