Mosse comunicative

Mosse up:

I meccanismi che regolano le mosse comunicative in Serbia sono simili a quelli italiani. La formazione dei businessman, soprattutto in tempi recenti, avviene prevalentemente su manuali di origine anglosassone o direttamente all’estero. Inoltre, la Serbia e tutta l’ex Jugoslavia hanno una solida tradizione di rapporti con l’Europa occidentale (joint venture e collaborazioni come per es. produzione di automobili Fiat, Renault, Volkswagen), non essendo stati penalizzati dalla chiusura del resto dell’ex blocco sovietico. Nonostante questo, è possibile riscontrare alcune differenze di atteggiamento e interpretazione delle mosse comunicative tra chi proviene dai paesi presi in esame e gli italiani. I serbi ricorrono molto al condizionale e ad espressioni formali anche quando intendono dare un ordine o porre un divieto. L’essere troppo espliciti è segno di mancanza di rispetto. Nel gestire un’obiezione è meglio mettere prima in evidenza i punti di forza e di accordo e, successivamente, esprimere in modo garbato le criticità, magari suggerendo delle contro proposte.

In aggiunta a quanto sopra, va sottolineato che i nostri informant consigliano di condurre le mosse di attacco e rimprovero in maniera garbata per evitare di correre il rischio che si ingeneri uno scontro verbale con l’interlocutore: gli slavi meridionali, infatti, a causa di un senso dell’orgoglio personale generalmente piuttosto forte, tenderebbero a presentare le proprie scuse con una certa difficoltà, preferendo non di rado controbattere e reagire alle critiche difendendosi e giustificandosi.
La verifica della comprensione rappresenta una mossa comunicativa piuttosto diffusa nei Balcani occidentali. Essa, tuttavia, presenta delle insidie, rappresentate in particolare dall’alta possibilità di ricevere una risposta affermativa anche in caso di una comprensione lacunosa o assente, specie se colui al quale viene rivolta la domanda occupa una posizione gerarchicamente inferiore rispetto a chi la pone: la formulazione di richieste di chiarimento, infatti, potrebbe essere connotata, quanto meno agli occhi di chi ne è autore, in maniera negativa, in quanto potrebbe lasciar trasparire capacità di attenzione, comprensione e concentrazione non adeguate al proprio ruolo. Quindi, in tali casi, si preferisce non di rado svolgere il compito assegnato sulla base delle informazioni acquisite, per quanto esse possano essere scarse e poco chiare, o, se è possibile, chiedere chiarimenti a un parigrado.
Infine, appare decisamente comune tra gli slavi del sud il ricorso all’ironia, utilizzata spesso per sdrammatizzare sulle non facili condizioni di vita che accomunano buona parte dei cittadini dell’area. Va tuttavia rilevato come gli abitanti dei Balcani occidentali sembrino generalmente non gradire molto l’ironia fatta da uno straniero su elementi tipici della loro tradizione, della loro cultura e del loro stile di vita.

 

Mosse down:

Le interruzioni tra italiani spesso avvengono in buona fede, con l’intento di collaborare con l’interlocutore a negoziare il senso del discorso o trovare delle soluzioni, ma in Serbia sono percepite come segno di aggressività e di maleducazione, soprattutto in un contesto professionale. I serbi assomigliano molto di più a noi quando discutono animatamente di sport (il basket è amato più del calcio) o di temi politici, ma sul lavoro i turni di parola vanno rispettati e non ci si può parlare addosso.

Sulle interruzioni e in aggiunta alle informazioni fornite nel paragrafo intitolato “Mosse up” relativamente alla verifica della comprensione, alle richieste di chiarimento, alle scuse, alle difese e alle giustificazioni, si ritiene opportuno proporre delle ulteriori riflessioni su altre mosse comunicative di tipo down.
Cambiare tema e rimandare il confronto rappresentano azioni comunemente considerate nel mondo balcanico occidentale come sintomo di una scarsa capacità di chi le compie di argomentare e di difendere le proprie idee, e sono dunque generalmente viste in maniera negativa. Similmente, anche tacere e abbandonare il confronto sono mosse che possono essere intese come segno dell’incapacità di controbattere; tuttavia, in certe situazioni, esse possono assumere connotazioni positive e dunque essere considerate mosse up, per esempio nel caso in cui si scelga di non portare avanti un confronto, vista l’incapacità della persona con cui si interagisce di accogliere punti di vista diversi dal proprio, o in una situazione nella quale si decide di tacere per rendere evidente la scarsa considerazione che si ha dell’interlocutore.

(Guglielmi L.)

(Cavaliere S.)