Fair Play, onestà, lealtà

Fair play:

Il valore del “fair play”, della correttezza generalizzata, non è ancora unanime.

Una parte della società sta sicuramente cercando di scardinare l’abitudine di considerare un certo tipo di scorrettezza o di disonestà come semplice furbizia. A volte si ha l’impressione che un comportamento non venga giudicato di per sé, ma per le conseguenze che ha: non importa se qualcuno commette una scorrettezza, o fa qualcosa di sbagliato, se non qualora venga scoperto o indagato ufficialmente. Se qualcuno fa una “furbata” e gli va bene, allora è una persona scaltra, in gamba; se viene punito, allora si dice che gli sta bene, ma in fondo senza scomporsi più di tanto.

Va detto che comunque, soprattutto perchi si trova in una situazione socialmente difficile, la furbizia è una virtù necessaria per cavarsela, ottenendo il massimo beneficio con il minimo sforzo: si tratta quasi di istinto di sopravvivenza.

Onestà:

Nelle fasce sociali in cui il livello di povertà è estremamente basso, la richiesta di una mancia può anche essere intesa come un piccolo segno di aiuto. Per quanto riguarda le zone di maggior benessere, è senz’altro sinonimo di una certa forma di presunta “furbizia”, soprattutto nei confronti dello straniero considerato più “ricco”. La mancia dovrebbe sempre essere un premio come gesto di generosità o di ringraziamento.

In realtà la piccola corruzione è piuttosto tollerata in Brasile, perché è considerata un modo pratico e veloce per risolvere una situazione problematica: per esempio non si considera scandaloso dare una mancia spontanea a degli agenti di polizia perché vigilino in modo più specifico una certa area. Ci sono zone del Brasile in cui quasi non c’è brasiliano che non sia stato coinvolto in un episodio di “microcorruzione”. Di fatto, in certi ambiti, la corruzione spicciola si avvicina molto a un “premio di produzione” o a un “incentivo”, giustificata in genere dagli stipendi molto bassi. Del resto, la corruzione scandalosa che esiste a livello politico finisce per giustificare, di riflesso, questi fenomeni di “microcorruzione” diffusa.

(Castagna V.)