Titoli e appellativi

In Sudan i titoli e gli appellativi sono molto usati e apprezzati: sembrerebbe essere un indicatore dello status sociale. Mentre ad esempio, per quanto concerne il contesto professionale inglese, gli appellativi si riducono a Mr e Ms (Lobasso, Pavan, Caon, 2007), in Sudan i titoli e gli appellativi antecedono i nomi propri (solitamente vengono annoverati i primi due: il nome proprio e a seguire quello del padre: Mohammad Ahmad ecc).
In Italia si usano particolari appellativi che, pur essendo arcaici, vengono tutt’oggi talvolta utilizzati: nelle formule scritte ad esempio, il Rettore è “Magnifico”, l’Ambasciatore è “Sua Eccellenza”, il discendente reale è “Sua Altezza Serenissima”, l’aristocratico può, in talune realtà, essere nominato per titolo nobiliare di appartenenza (Il Principe Colonna, il Marchese del Grillo, ecc). La simpatia per titoli ed appellativi è tale comune ai due Paesi: se in Italia non è insolito che un parcheggiatore di Roma ad esempio, nella speranza di ottenere una mancia più cospicua o solo per bonaria simpatia, intitoli “dottò” chiunque oltrepassi la soglia del parcheggio, in Sudan sembrerebbe molto diffuso l’excellency. “Quando non si conosce il giusto appellativo da affiancare alla persona, se usi excellency non sbagli, nessuno si offende”.
In linea di massima, esclusi questi pochi esempi, nelle situazioni formali sudanesi, è bene antecedere sempre il titolo al nome (Prof. Mohammad), mentre i cognomi sono usati poco rispetto all’Italia dove, invece, il titolo antecede il cognome: “Ing. Rossi”. In generale, per quanto concerne i titoli, l’Italia riflette orientativamente lo stesso scenario sudanese con la differenza che, il titolo “dottore” è generico e spetta a qualsiasi laureato alla triennale universitaria, mentre in Sudan, come in altri paesi, dottore spetta ai medici e ai dottori di ricerca (PhD). In Italia la formula classica di presentazione formale è “Dott. Rossi”, qualora poi il Dott. Rossi fosse specializzato in una particolare disciplina, è comune adoperarla (Ing. Rossi, Avv. Rossi, Arch. Rossi, Notaio Rossi, ecc).
Indubbiamente italiani e sudanesi apprezzano molto il ricorso a titoli, appellativi e forme di cortesia a ciò connesse. In Sudan, ad esempio, “quando sei in macchina, la persona gerarchicamente più importante siede a fianco dell’autista”: anche in Italia, se ci spostiamo con il nostro capo e due colleghi di pari rango, è buona regola offrire il posto anteriore al primo, lasciando ai colleghi il sedile posteriore. È indubbiamente difficile che il capo, a meno che non sia particolarmente giovane, lasci il posto anteriore sedendosi a fianco di un suo subalterno.
Per quanto riguarda i contesti informali, invece, il Sudan si caratterizza per una formula molto affettuosa; non è insolito difatti rivolgersi con “ya habiibi/habiibti” (ehi amore trad. lett. o tesoro, in uso tra gli intimi), mentre “ya sadiiq/a” (Ehi amico) viene esteso ai meno intimi. In particolare, ya sadiiq ricorre anche nella formulazione di domande tra sconosciuti, nel caso della richiesta di informazioni stradali (ad esempio da parte dello straniero), la frase comunemente in uso potrebbe essere “ma? as-salaama, ya sadiiq, ecc”.