Argomenti e lessico

PAROLE TABÙ:

Il limite relazionale posto dai tabù è molto importante poiché può influire sull’andamento della relazione fino ad interrompere drasticamente ogni flusso comunicativo.

Questo versante della comunicazione interculturale potrebbe assumere maggiore pregnanza in un paese come il Sudan, guidato dalla Sharia e dai principi da questa derivanti.

In linea di massima, in Sudan gli argomenti maggiormente tabuizzati sono legati alla sfera prettamente privata, quindi sesso e tutto quanto sia ad esso correlato “anche malattie”, “differenza di genere, omosessualità, e denaro”. In particolare, l’analisi dei dati evidenzia come tali tabù siano prevalentemente “sociali” quando ad esempio “di sesso ed omosessualità si parla apertamente solo con amici molto stretti”. Vi è quindi un divario tra la comunicazione tra intimi e la comunicazione con conoscenti o quella istituzionale, dove i secondi rispettano maggiormente il veto sociale derivante dei tabù.

L’Italia, tendenzialmente restia ad affrontare una serie di argomenti “tabù” (malattie particolari: tumori, disturbi mentali, disturbi dell’alimentazione, omosessualità), grazie ad un lavoro di profonda sensibilizzazione attraverso attività educative di informazione e formazione sia sociale sia scolastica, sembrerebbe stia superando lentamente queste “paure collettive”, risultando più disposta ad affrontare tematiche prima taciute. In Sudan invece, la malattia non sembrerebbe rappresentare uno tra i primi argomenti tabù, ma al contempo non risulta neanche argomento di discussione privilegiato essendo legato anche a fattori di origine culturale e religiosa.

TERMINOLOGIA SPECIALISTICA:

La terminologia specialistica può, in base al paese in esame, subentrare spesso nei discorsi a livello tecnico – scientifico, come l’uso che se ne fa potrebbe rispecchiare la volontà di esprimere la propria appartenenza ad un gruppo di scienze ben definito (ad esempio le scienze mediche).

Gli italiani, ad esempio, negli ultimi decenni hanno sicuramente incrementato il ricorso ad una terminologia specialistica e agli anglicismi. L’italiano oggi definisce una situazione ottimale “win-win situation”, sostituisce la parola conoscenza a “know-how” o “know-ledge”, il linguaggio giuridico adopera i termini “bullismo”, “stalking” e “mobbing” mentre quello aziendale definisce, sempre più di frequente, la carenza di organico in “sotto staffato” direttamente dall’inglese “under staff”, traducendo sovente la riunione con “staff meeting”. Dal francese abbiamo preso il diffuso termine “chic”, “routine”, “atelier”, “bricolage”, “brioche”, addirittura sempre dal francese arrivano “biberon”, “brochure”, “bidet” e moltissime altre parole ancora.

I sudanesi in via generale adoperano poco i termini specialistici, sembrerebbe prevalere l’uso del dialettismo, anche nelle categorie specialistiche mediche. Tuttavia, si evidenzia una certa presenza di anglicismi ed italianismi nella lingua parlata. In tal senso, la colonizzazione così come il sistema di importazione e la globalizzazione hanno attivato un tenue processo di anglicizzazione per cui non è insolito che il sudanese ricorra al termine “mobile phone (o solo mobile)” per indicare il cellulare (invece di “haatif mahmuul”), dica “tilifon” (invece di “haatif”), “computer” (invece di “hasuub”), o “yalla go” (su, andiamo!).

Molteplici invece le parole comuni con la lingua italiana in generale: torta è torta, salsa è salsa, sala è sala come bastone è bastone. Inoltre di chiara assonanza maˁkkaruun (maccheroni), zaˁfraan (zafferano), qutun (cotone), zabiib (zibibbo), limuun (limone), salata (insalata, anche se in Sudan la salaṭa equivale ad un mix di verdure tra cui pomodoro, cetriolo e cipolla), e svariate altre ancora legate ai pesi, alle misure e alle pietre preziose.