Oggi in Cina esistono argomenti tabù che per tradizione vengono accuratamente evitati.
Il sesso è ancora un tema tabù che viene toccato raramente e solo attraverso il ricorso a metafore.
I cinesi che sono estremamente superstiziosi, assegnano ad alcuni temi, ma anche alle parole e alla loro pronuncia, la capacità di propiziare o al contrario di allontanare la buona sorte. Per ragioni di ordine scaramantico, quindi, nel corso di una conversazione è il caso di evitare temi infausti che richiamino eventi negativi come la morte, la malattia, le calamità. E per la stessa ragione, non vengono mai pronunciate le parole morte, morire e possibilmente si evita di trattare tale argomento.
Come osserva M. Abbiati se è proprio necessario parlare di morte, in Cina lo si fa ricorrendo ad eufemismi e perifrasi quindi, ad esempio, anziché dire: “mio nonno è morto a novant’anni” si preferirà dire” mio nonno è vissuto fino a novant’anni”. Un ulteriore tabù viene tradizionalmente applicato alla pronunzia dei nomi di antenati e genitori. A causa di tale costume infatti in Cina non è previsto dare ai nuovi nati il nome di antenati, parenti o genitori.
Per quanto riguarda i tabù applicati alle parole è interessante osservare come questi siano costruiti sulla base di meccanismi di omofonia. Ad esempio, è di malaugurio pronunciare il numero 4 o regalare oggetti nello stesso numero poiché il numero quattro che in cinese si dice sì e si scrive 四 è omofono del carattere 死 che si pronuncia appunto sĭ e vuol dire “morte”.
L’omofonia che è un tratto caratteristico della lingua cinese, è alla base di altri tabù linguistici. Sempre secondo M. Abbiati, sul tavolo da gioco i cinesi evitano ad esempio di parlare di libri poiché il carattere 书shū di “libro” è omofono del carattere 瀭shū di “perdere”.
Inoltre, durante incontri formali non si parla mai di politica, della Rivoluzione Culturale, della questione di Taiwan o di quella tibetana. Né si può parlare della nota strage di piazza Tian An Men, o di altre rivolte storiche cinesi.
(D’annunzio B.)
(Cfr. M. Abbiati, 2008, Guida alla lingua cinese, Roma, Carocci.)