Spazio: pubblico vs privato

La vastità dell’India e la densità di popolazione che la abita fanno sì che lo spazio sia per gli indiani qualcosa di estremamente elastico. Percorrere lunghe distanze e impiegarci molto tempo è per gli indiani del tutto naturale: lo spazio dunque è ampio. Allo stesso tempo, condividere lo spazio con molte altre persone è la regola: ecco dunque che lo spazio può essere assai ridotto, ma pur sempre sufficiente. In generale, l’indiano è portato ad adeguarsi molto alle situazioni che di volta in volta si trova a dover affrontare in relazione allo spazio.

Spazio privato:

Lo spazio privato così come lo intendiamo in occidente è pressoché inesistente in India. Oltre che assai numerosa, la popolazione indiana è profondamente orientata al collettivismo (anche se tale caratteristica si applica principalmente al proprio gruppo di appartenenza). Lo spazio privato, dunque, è assai raro e spesso, specialmente nel contesto domestico o tra familiari, gli indiani preferiscono di gran lunga stare in compagnia piuttosto che godere del comfort che un ambiente più spazioso potrebbe garantire. Proprio perché lo spazio privato è raro – oltre che, in alcune occasioni, non ricercato – assume una valenza di potere. Avere un ufficio per sé, ad esempio, è senza dubbio un privilegio. Tuttavia, si nota frequentemente che, nonostante lo spazio privato riservato “all’autorità” ne denoti il potere, spesso e volentieri anche tale spazio è “invaso” da collaboratori, sottoposti e visitatori.

Prerogativa dello spazio privato in contrasto con lo spazio pubblico è la pulizia: entrando in un’abitazione si dovrà fare attenzione alle abitudini di chi vi vive: nella maggior parte dei casi, sarà buona regola togliere le scarpe e lasciarle all’ingresso, per evitare che la sporcizia “pubblica” contamini l’ambiente domestico.

Spazio pubblico:

Lo spazio pubblico in India è generalmente molto affollato: le strade, i mercati, le stazioni ecc. sono luoghi solitamente rumorosi e mai deserti, nemmeno nelle ore notturne. La sua gestione è estremamente influenzata dall’elevato numero di persone e animali che lo percorrono e abitano e, spesso, si ha  l’impressione che vi sia scarso rispetto di ciò che è di tutti. Le regole della strada, l’educazione nel cedere il passo o nel gettare una cartaccia nel cestino anziché per terra, sono tenute in scarsissima considerazione: capiterà, anzi, di avere l’impressione che lo spazio pubblico sia considerato, più che altro, spazio di nessuno (ad eccezione di determinate aree di rappresentanza, come i quartieri delle ambasciate, degli uffici governativi o le strade delle zone residenziali di prestigio). Tuttavia, anche in questo caso, occorre tener conto del contesto nel quale ci troviamo. Se è vero che il senso civico non è caratteristica peculiare degli indiani, è pur vero che la struttura sociale fortemente gerarchizzata e “specializzata” è la risposta ad un certo tipo di comportamento. Gettare l’ennesima cartaccia su un cumulo di immondizie preesistenti ai lati di un marciapiede è un gesto normale se si prevede la presenza di persone che vivono grazie alla raccolta e allo smaltimento e vendita di quei rifiuti. Aspetti come questo possono essere difficili da comprendere e talvolta possono generare un senso di fastidio e repulsione. Tuttavia, imparare a farci in conti è necessario.

Un altro aspetto importante dello spazio pubblico in India è che molto spesso ciò che è pubblico per definizione, ad esempio un marciapiede, diviene privato per necessità: molte persone dormono, cucinano, si lavano e lavorano sul ciglio di una strada, sotto un albero o nelle aiuole che fungono da spartitraffico. Non è raro che parenti in visita o pazienti in attesa pernottino nelle immediate vicinanze dell’ingresso di un ospedale, preparando un giaciglio “alla buona” e facendo colazione seduti sul bagaglio che si sono portati appresso.

(Betto M.)