Mosse comunicative

L’aspetto più importante durante una conversazione è la reazione dell’interlocutore a un’affermazione della persona che sta parlando. Spesso per dimostrare interesse all’argomento basta pronunciare un solo ja (‘sì’), senza ripeterlo più volte, il che verrebbe interpretato come una forma di maleducazione e disinteresse. Un sì ripetuto invece – ja, ja – mostra il desiderio che l’interlocutore smetta di parlare, o perché ci si sta annoiando, o semplicemente perché si è già a conoscenza di quanto raccontato. Altre parole ed espressioni, come aha, ach so o hm significano ‘ti ascolto e capisco di cosa stai parlando’. Queste particelle rendono il discorso vivo.
Altre esclamazioni vengono utilizzate per esprimere compassione, rabbia, eccitazione o empatia. Per citarne alcune: echt?! e wirklich?! (‘davvero?’), o oh! con varie sfumature. Stando ad Arnolf Deppermann, direttore della sezione di pragmatica presso l’istituto di lingua tedesca a Mannheim, la mancanza di reazioni durante un discorso viene interpretata come sintomo di disinteresse. Pertanto l’interlocutore non solo deve riconoscere quando vanno espresse certe reazioni, ma deve anche saper esternare la reazione adatta nel momento giusto. Ovviamente, più formale è un discorso, meno reazioni bisogna manifestare, e si deve distinguere quali espressioni funzionano in un dato ambiente. In un gruppo di amici, ad esempio, espressioni giovanili cariche di emotività, come igitt, verdammt o psst non sono problematiche. Si può dimostrare interesse anche attraverso domande che non risultano invadenti o impertinenti, come Und dann? (‘e poi?’) e Wie ging es weiter?”(‘Cos’è successo dopo?’). Gli esperti mettono in guardia, però, sull’utilizzo delle domande per chiedere il motivo di una certa azione rispetto ad un’altra attraverso l’interrogativa del perché, fonte di imbarazzo. Si preferisce piuttosto formulare una domanda diversa che dia la possibilità di sorvolare sull’argomento.
Solitamente chi parla, ad un certo punto, interrompe il discorso per cedere la parola al partner, ma qualora ciò non succedesse, l’interlocutore, attraverso qualche cenno, può manifestare la volontà di prender parte al discorso. Ad esempio, può cominciare a guardare più intensamente il partner, può piegarsi in avanti per manifestare l’intenzione di prendere il turno o può inspirare più profondamente. Ovviamente un’interruzione forzata ed improvvisa è molto scortese. L’intercalare äh invece è segno di riflessione o breve pausa, ma contemporaneamente esprime l’intenzione di continuare il discorso. Qualsiasi tipo di interruzione dell’interlocutore viene considerata da un tedescofono una forte maleducazione, simbolo del fatto che chi interrompe non sappia controllarsi o voglia addirittura imporsi sull’altra persona. Essa non viene vista come una forma di collaborazione nel costruire un discorso. Anzi, un tedescofono cui viene completata la frase dall’interlocutore interpreterà il tentativo come segno che il proprio enunciato è considerato banale e scontato. Non è ben accetta nemmeno l’interruzione per dimostrare accordanza di opinioni, in quanto in Germania qualsiasi interruzione è legata a un disaccordo piuttosto che ad un accordo.
La regola è quella di aspettare il proprio turno capendo quando l’altro ha finito e lasciandogli il tempo di terminare quanto iniziato.
(V. Paggioro, M. Speggiorin)