Formale/informale

Come rivolgersi all’interlocutore?
In ambito formale il modo corretto di rivolgersi a una persona è con il nome e il patronimico (es. Ivan: nome Andreevič: patronimico).
Tra amici, quando c’è un rapporto di confidenza, ci si chiama per nome usando quasi sempre il diminutivo; il nome si accorcia in modo direttamente proporzionale all’intensità del rapporto che abbiamo con l’interlocutore, un esempio: Ol’ga diventa Olja (diminutivo) e successivamente Ol’ (ulteriore diminutivo).

È possibile darsi del “tu”?
Il passaggio dal “lei” al “tu” avviene in modo molto lento e meno automatico rispetto all’Italia: in alcuni casi è possibile che dei colleghi di lavoro continuino a darsi del “lei” anche dopo anni di collaborazione.
Generalmente il passaggio al “tu” è proposto dal più anziano, in ogni caso è preferibile lasciare l’iniziativa al nostro partner straniero. Molto spesso, se fra due persone c’è disuguaglianza di status, chi occupa la posizione di maggior rilievo può dare del “tu” all’interlocutore ma quello deve rispondere continuando ad usare la forma di cortesia.

Altre regole di formalità linguistica
Le parolacce e i termini volgari vanno evitati nel modo più assoluto, soprattutto da parte delle donne. In Russia espressioni come “non me ne importa un fico” (mne po fig), che in italiano risultano di poco conto, hanno un valore forte ed è preferibile usarle solo tra amici.
Nella lingua russa le bestemmie non esistono: il ruolo della religione nella società non è così significativo da giustificare l’esistenza di espressioni blasfeme.

(Cappellotto Capiotto L., Progetto FSE 2120/1/14/1268/2008 Regione Veneto)