Come rivolgersi all’interlocutore?
In ambito formale il modo corretto di rivolgersi a una persona è con il nome e il patronimico (es. Ivan: nome Andreevič: patronimico).
Tra amici, quando c’è un rapporto di confidenza, ci si chiama per nome usando quasi sempre il diminutivo; il nome si accorcia in modo direttamente proporzionale all’intensità del rapporto che abbiamo con l’interlocutore, un esempio: Ol’ga diventa Olja (diminutivo) e successivamente Ol’ (ulteriore diminutivo).
E’ possibile darsi del “tu”?
Generalmente il passaggio al “tu” è proposto dal più anziano, in ogni caso è preferibile lasciare l’iniziativa al nostro partner straniero. Molto spesso, se fra due persone c’è disuguaglianza di status, chi occupa la posizione di maggior rilievo può dare del “tu” all’interlocutore ma quello deve rispondere continuando a usare la forma di cortesia.
Parlare d’affari..
Un incontro d’affari, se le due parti non si conoscono già, inizia con lo scambio dei biglietti da visita.
Nell’ambito del business il tempo dedicato ai convenevoli è generalmente poco: se il partner è straniero chi lo riceve si interesserà al suo viaggio e alla sua sistemazione, successivamente si inizierà a parlare d’affari. In ogni caso il passaggio dai convenevoli ai discorsi relativi al lavoro è proposto da chi occupa la posizione gerarchicamente più elevata. Durante una discussione d’affari le interruzioni reciproche non sono ammesse, soprattutto se a parlare è un superiore. (Tra amici le interruzioni reciproche, sebbene siano considerate poco educate, sono frequenti).
Nell’ambito delle trattative le pause non sono apprezzate, sono indice di incertezza e mancanza di carattere. La conclusione di un’incontro d’affari è segnalata dal superiore dal punto di vista gerarchico della parte ricevente, che riassume brevemente il contenuto degli accordi, pronuncia qualche frase di congedo e si alza.
(Cappellotto Capiotto L., Progetto FSE 2120/1/14/1268/2008 Regione Veneto)